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Turismo Internazionale, l'Alfa 1900 che diede origine alle berline sportive

Senza dubbio uno dei segmenti più amati dagli appassionati di classiche e preclassiche è quello relativo alle berline sportive. Un panorama di modelli molto vasto con il suo periodo di splendore collocato tra gli anni Ottanta e Novanta ma che, in senso stretto, ha avuto origine nel 1952 con questa prima Alfa Romeo Turista Internazionale.

Di proprietà dell'Istituto per la Ricostruzione Industriale dal 1932, l'Alfa Romeo giocò un ruolo fondamentale nella strategia di motorizzazione della popolazione italiana nel secondo dopoguerra. In questo modo, nonostante i danni inflitti alle sue fabbriche dai bombardamenti alleati, orientò il suo corso produttivo verso produzione di massa sotto la tutela economica dello Stato.

Fu così incaricato l'ingegnere e aeronautico Orazio Satta Puliga di progettare un modello familiare con cui introdurre l'Alfa Romeo nel mercato commerciale e massiccio dominata dalla Fiat Agnelli.

Il risultato di ciò fu il 1900 presentato nel 1950; responsabile di entrare nella casa del “biscien” in una nuova era caratterizzata dall’espansione dei consumi dalla borghesia urbana alle classi lavoratrici.

Una sequenza discendente perfettamente interpretata dalla Fiat, che lanciò nello stesso anno la sua berlina 1400 e, mezzo decennio dopo, fece lo stesso con la popolare 600. A quel tempo, un processo replicato in Spagna da SEAT con un intervallo rispettivamente di soli tre e due anni.

In ogni caso, tornando al caso dell'Alfa Romeo 1900, bisogna riconoscere come questa sia stata, senza dubbio, la più rivoluzionaria e dirompente nella storia del marchio. Innanzitutto, la sua produzione in serie - raggiunse le 21.304 unità - significò un cambiamento radicale nella forma e nel modo di lavorare dell'azienda.

Caratterizzato da auto sportive e anche da corsa, aveva catene di montaggio più vicine all'artigianato che ai metodi di assemblaggio della catena. Cioè, al di là della tecnologia e del design, il 1900 ha forzato La transizione dell'Alfa Romeo da un'azienda con laboratori e artigiani ad un'altra capace di gestire stabilimenti moderni e grandi organici con maestranze specializzate.

Allo stesso modo, tutto questo è stato accompagnato da un'ingegneria all'altezza dei tempi. A causa di ciò, e finalmente dopo 23 anni dalla sua prima nel lancia lambda, la nuova berlina della famiglia Alfa Romeo era basata su un telaio autoportante al quale erano fissate sospensioni anteriori indipendenti a bracci triangolari e sospensioni posteriori ad assale rigido e bracci longitudinali.

Insomma, un evidente superamento del vecchio schema con cosciali e traverse che, alla fine, collocano il modello nella stessa corrente dei suoi rivale molto più sobrio la Fiat 1400.

Per quanto riguarda la meccanica, Orazio Satta Puliga ha unito innovazione e rispetto per il passato mettendo a punto un monoblocco con quattro cilindri in linea in posizione longitudinale da 1.884 centimetri cubi e 90 CV già alla sua prima serie. Un risultato piuttosto meccanico quindi, anche a partire da versioni con doppio albero a camme in testa La firma di Vittorio Jano, riusciva a dare a questo quattro cilindri più verve di quella mostrata da un sei di solo pochi anni prima.

Senza dubbio un ottimo lavoro per la futura affidabilità del 1900; dandole una certa spinta sportiva senza passare ad un motore con due cilindri in più del desiderabile e, quindi, con manutenzione, costo di produzione, numero di pezzi e peso davvero problematici. Inoltre le dimensioni di ciascun cilindro – praticamente quadrate – davano potente accelerazione a questo motore addirittura essendo alimentato da un unico carburatore.

Insomma, con la 1900 l'Alfa Romeo entra dalla porta principale in tempi nuovi dove, in definitiva, raggiunge un sicuro compromesso tra praticità e sportività, l'abitabilità di un'auto familiare e un certo divertimento al volante, la tradizione del il marchio e la modernità segnata dalla produzione su larga scala. Tecnicamente parlando, questo è il modello chiave per l’evoluzione finanziaria della casa italiana.

ALFA ROMEO 1900 TURISMO INTERNAZIONALE, UNA BERLINA SPORTIVA

Nel corso degli anni Ottanta e Novanta il saloni sportivi Vissero il loro periodo di splendore. Dotate di cilindrate generose abbinate all'azione frequente dei turbocompressori, fiorirono in tutta Europa presentando esempi sensazionali in marchi diversi come Lancia, Opel o Renault.

Tutto questo, ovviamente, per non parlare di quanto fatto in BMW o in Audi insieme ad una Mercedes che, piano piano e grazie 190 W201, stava uscendo dal suo lungo letargo nelle competizioni. In ogni caso, poiché dal nulla non nasce nulla, è giusto riconoscere come l’Alfa Romeo 1900 abbia avuto un ruolo fondamentale nel stabilire, anni prima di quanto appena accennato, il Canone di come dovrebbe essere una berlina sportiva.

Cosa per nulla casuale visto che, del resto, i responsabili della comunicazione dell'Alfa Romeo l'hanno venduta come “il membro della famiglia che vince le corse”. Infatti, come abbiamo appena detto, la meccanica del 1900 rispondeva perfettamente alle esigenze requisiti di affidabilità e semplicità necessario in ogni automobile di grandi dimensioni, sì, ma non rinunciando ad alcune ovvie possibilità, almeno nel campo dello sportivo occasionale.

Seguendo questo filo, nel 1952 la gamma della berlina italiana venne ampliata con la versione TI (Turismo Internazionale). È la prima volta che un marchio utilizza questo nome già mitico e che, con un tratto di penna, chiarisce le intenzioni dell'Alfa Romeo riguardo competir in varie tazze destinate ad auto di serie leggermente allestite.

In quest'ottica la 1900 TI raggiunse i 100 CV grazie all'utilizzo di un carburatore a doppio corpo e di valvole di maggior capacità oltre ad una serie di accorgimenti che prevedevano un rapporto di compressione più impegnativo rispetto all'originale 7,5:1. Tutto questo per raggiungere velocità fino a 170 chilometri orari con circa 1.100 chili di peso a vuoto.

Da qui in poi sempre più possessori di una di queste berline riuscirono a prepararle per la competizione di vari trofei, alimentando così un pubblico sempre più popolare panorama delle corse in Italia e in altri paesi europei. Insomma, il terreno fertile perché già nel 1954 la 1900 vedesse la sua cilindrata salire a 1.975 centimetri cubi.

Una scommessa meccanica alla ricerca di versioni decisamente “sport” e che, peraltro, non faceva altro che raccogliere la sfida lanciata nel 1952 - con la comparsa della versione TI - dalla 1900 C detta anche Sprint. Fondamentalmente le unità dotate di un telaio ha tagliato 16 centimetri nella sua battaglia e che, immediatamente, fu il punto di partenza per molteplici carrozzerie realizzate da Touring e, in misura minore, Zagato, Ghia, Lombardi o Pininfarina.

Insomma, l'intera gamma di versioni sportive derivate dal 1900 e che, in fondo, devono tanto a quel primo passo verso la bandiera a scacchi interpretato da Turismo Internazionale. Alla luce del tempo, il germe delle berline sportive successive.

Immagini: Itinerario da Sogno

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scritto da Miguel Sanchez

Attraverso le notizie de La Escudería, percorreremo le tortuose strade di Maranello ascoltando il rombo del V12 italiano; Percorreremo la Route66 alla ricerca della potenza dei grandi motori americani; ci perderemo negli stretti vicoli inglesi seguendo l'eleganza delle loro auto sportive; accelereremo la frenata nelle curve del Rally di Montecarlo e ci sporcheremo anche in un garage recuperando gioielli perduti.

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