Nel luglio 1924 Bugatti schierò tre delle nuove Tipo 35 all'inizio del GP di Francia a Lione. Lì vide la sua anteprima l'inizio di quella che sarebbe diventata una vera leggenda per gli sport motoristici, nonché uno dei progetti più efficaci e intelligenti di tutti i tempi.
Tutto si stabilì non solo in un cconcezione rivoluzionaria nei pesi e nelle messe non sospese ma anche in un record che conta più di 2.000 vittorie tra il 1924 e il 1930.
Insomma, una definizione e una storia assolutamente incontestabili responsabili di collocare la Bugatti Type 35 ai massimi livelli del motorsport storico anche dopo solo poche produzioni. 340 unità stessa.
Tutta questa eccellenza meccanica dovette però essere aggiornata poco dopo il suo debutto, richiedendo l'installazione di uno degli elementi più iconici in relazione al panorama prestazionale degli anni '20: un Compressore volumetrico di tipo root a tre lobi in grado di incrementare la potenza di questa vettura dai 75 CV della 35A ai 140 CV manifestati dalle più raffinate unità sovralimentate.
UNA SALITA SENZA SENSO
Durante i primi anni degli sport motoristici, raggiungere i record di velocità massima era una vera ossessione. Prova di ciò sono progetti come Babs, l'imponente veicolo progettato dal pilota Parry-Thomas, naufragato sulla spiaggia di Pendine ed ora felicemente recuperato per il museo dello stesso -, il Fiat S76 - con i suoi oltre 28 litri di cilindrata - o il Sunbeam 1000HP con due motori V12 di origine aeronautica.
Pertanto, molti dei principali ingegneri e produttori iniziarono un'insensata scalata verso il raggiungimento di una potenza spettacolare a scapito assoluto del peso e del comportamento dinamico. Il risultato di ciò fu la comparsa di modelli sportivi sempre più potenti, sì; ma allo stesso tempo altamente ingestibile anche nelle mani dei piloti più esperti.
Una tendenza alla quale ha persino partecipato Ferdinand Porsche, che ha mantenuto il peso della Mercedes-Benz SSK a poco più di 1.701 chili pur avendo realizzato progetti di illuminazione attraenti ed efficaci come quelli della ADS-R”Sascha" vincitrice della sua categoria alla Targa-Florio del 1922.
BUGATTI TYPE 35C, SULLA VIA DELLA LEGGEREZZA
Come Ferdinand Porsche con il “Sascha”, Ettore Bugatti percepì come questo aumento di potenza a scapito del peso non avesse molto senso. Per questo motivo, all'inizio degli anni '20, si cominciò a speculare sulla possibilità di costruire un'auto da corsa capace di riduci il tuo peso tutto è possibile.
Questo fatto dovrebbe essere particolarmente importante in relazione alle masse non sospese, progettando sia i pneumatici che un asse anteriore il più leggeri possibile. Nel caso del primo, creando la famosa apparizione del otto raggi piatti forgiato in alluminio - con tamburo freno integrato - e nel secondo, lasciandolo cavo dopo un accurato lavoro di forgiatura per pesare solo 10 chili.
Il risultato di tutto ciò è stato non solo quello di lasciare la Bugatti Type 35 a circa 750 chili, ma anche di aver raggiunto una maneggevolezza straordinaria, la vettura risultava leggera e docile in curva nonostante un potente monoblocco a otto cilindri in linea e 1.991 cc. sotto il cofano capace di ruotare a 6.000 giri senza alcun problema grazie all'azione di cuscinetti rivoluzionari nella sua concezione. Insomma, la ricetta perfetta per creare una vettura da GP leggera e veloce con la quale si è ottenuta la vittoria nella Targa-Florio fino a cinque volte consecutive.
L'ERA DELLA SOVRALIMENTAZIONE DEI COMPRESSORI VOLUMETRICI
Recentemente abbiamo dedicato un articolo monografico a come il compressore volumetrico divenne dominante nel mondo delle competizioni negli anni '20. Nato decenni prima nel campo dell'industria pesante - dove divenne determinante nel migliorare la combustione prodotta negli altiforni -, questo aumentato significativamente la quantità di ossigeno nella miscela di esplodere nei cilindri, regalando così un indiscutibile miglioramento delle prestazioni.
Allo stesso modo, anche se il suo meccanismo potrebbe aggiungere fino a 60 chili alla meccanica - collocato in una posizione avanzata compromettente, non consigliabile se si vuole combattere il sottosterzo - la verità è che il suo contributo di potenza già a regimi molto bassi È stato fantastico lanciarsi in uscita di curva.
Con tutto questo, dai modelli pesanti come la Bentley 4 ½ a quelli molto più leggeri come il breve ed efficace Amilcar C6, l'azione del compressore volumetrico tipo Roots segnò il mondo delle corse per tutti gli anni Venti, Trenta e anche parte degli anni Quaranta. . Un'onda alla quale non poteva essere immune Ettore Bugatti, il quale, pur vedendo la sovralimentazione con enorme scetticismo - è evidente una sua netta preferenza per la natura atmosferica della meccanica - dovette aggiornare la sua Type 35 appena due anni dopo averla presentata.
BUGATTI TYPE 35C, L'AZIONE DEL COMPRESSORE
Già nei suoi primi esemplari la Bugatti Type 35 era in grado di raggiungere quasi gli 80 CV senza richiedere alcun tipo di sovralimentazione. Tuttavia, non appena i veicoli dotati di cilindrata maggiore iniziarono a installare il compressore volumetrico Le capacità della Bugatti iniziarono ad essere messe in discussione perché, alla fine, ciò che poteva guadagnare in curva grazie alla sua manovrabilità, lo perdeva nettamente sui rettilinei dove dominava la potenza pura al servizio della velocità massima.
A questo punto fu proprio Ettore Bugatti a ideare l'installazione di un compressore volumetrico a tre lobi sulla Tipo 35, sempre con l'obiettivo di renderlo praticamente invisibile all'immagine esterna. Un risultato raggiunto in maniera eccezionale, dando così origine nel 1926 al Tipo 35C con la capacità di aumentare la sua potenza fino a 130-140 HP senza aver aumentato il peso di oltre 20 chili circa; una vera impresa.
Inoltre, si passò da due a un solo carburatore, mentre la miscela del compressore volumetrico - in grado di erogare potenza extra in tutto l'intervallo di coppia - e gli eccezionali cuscinetti - grazie ai quali L'albero motore supportava senza problemi un'elevata velocità di rotazione– conferì al motore Type 35C qualità sufficienti per essere uno dei migliori del suo tempo.
Tutto questo per far sì che le circa 50 unità della Bugatti Type 35C assemblate costituiscano una panoplia di vincitori di altissimo livello; una fama che anche dopo un secolo continua a vivere, che - adesso sotto l'ombrello Volkswagen– è stato uno dei marchi automobilistici più prestigiosi di tutti i tempi.
Immagini: RM Sotheby's