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Fiat 130 Coupé, la più raffinata - e inappropriata - della casa italiana

Quando la Fiat lanciò la sua berlina 1969 con motore a sei cilindri nel 130, lo fece con l'obiettivo di competere con le berline di fabbricazione tedesca; cosa che, in pratica, era del tutto impossibile. Da quel fallimento commerciale nacque nel 1971 un aggiornamento di gamma in cui apparve questa versione coupé firmata Pininfarina. Forse l'ultimo pezzo del marchio in termini di fascia alta.

El Fiat 130 Coupé Non è un'auto particolarmente conosciuta. Inoltre, anche alcuni appassionati, ovviamente quelli meno familiari con le sue caratteristiche, rimangono sorpresi quando indovinano lo stemma del produttore italiano sulla griglia. In effetti, e mostrando evidente incredulità, ce ne sono stati parecchi che hanno sbottato “Beh, questa era sicuramente una serie speciale della Pininfarina, una trasformazione effettuata dal carrozziere a proprio rischio e pericolo”.

E no, tutt'altro, siamo di fronte ad un veicolo voluto e commercializzato dalla stessa Fiat, che tentò con il suo lancio di incoraggiare le vendite del fallimento commerciale intrapreso dalla berlina 130 fin dal suo debutto nel 1969. Insomma, una coupé un po' inaspettata. che condivideva una concessionaria con il popolare 124, e 127 131 a rappresentare quello che, ancora oggi, molti continuano a considerare il modello più raffinato del marchio in tutta la sua storia.

Ma andiamo per parti. Stando così le cose, sarebbe meglio collocarci nella metà degli anni Sessanta. Un tempo in cui saloni tedeschi Hanno superato di gran lunga qualsiasi cosa prodotta in Francia, Italia e persino nel Regno Unito.

Qualcosa a cui dobbiamo aggiungere il cancellazione delle tariffe tra i partner della Comunità Economica Europea dal 1968; anno in cui, senza dubbio, iniziò il regno di BMW e Mercedes - la partecipazione di Audi sarebbe arrivata poco dopo - in termini di tre volumi di rappresentanza europei.

LA FIAT PROVA A GIOCARE NEL CAMPIONATO TEDESCO

Cercando tra le opzioni di berlina offerte dai costruttori europei alla fine degli anni '60, la modelli con 6 cilindri Si sono distinti nella gamma più esclusiva con rappresentanti come la Mercedes 280 S, la Jaguar

Insomma, una panoplia più o meno estesa in cui colpiva la mancanza di opzioni riunite in Italia. E fatto sta che, se c'era un marchio transalpino chiamato per questo segmento, quello era Lancia; quella che, proprio in quegli stessi momenti, era nelle ore basse salvandosi solo grazie all'assorbimento da parte della Fiat su richiesta del governo italiano.

Allo stesso modo, riferendosi all'Alfa Romeo, nel 2600 interruppe la produzione della 1968 per non proporre nuovamente un'auto a sei cilindri fino all'arrivo della Alfa 6 nel 1979. Un panorama nel quale la FIAT decise di fare un passo avanti presentando, nel 1969, la 130 berlina; successore del già obsoleto 2300 e, infine, una grande scommessa del costruttore generalista per contrastare quello che sembrava essere un incontestabile dominio tedesco.

DALLA SPERANZA AL FALLIMENTO

Tecnicamente il Fiat 130 Era un modello interessante e persino avanzato per gli standard conservatori del marchio. Prova di ciò era l'asse posteriore indipendente o i dischi dei freni su tutte le ruote. Inoltre, nel primo catalogo degli optional furono inclusi l'aria condizionata e il servosterzo. Tutto questo si è concluso con a Motore V6 di Aurelio Lampredi con doppio albero a camme, 2.8 litri e 140 CV.

Tuttavia, ad una scarsa potenza - le sue controparti BMW e Mercedes potevano arrivare fino a quasi 200 CV nelle versioni più raffinate - si aggiungeva un peso eccessivo - che intaccava anche consumi e comportamento - oltre ad un'estetica un po' datata e , per finire, un prezzo elevato definito dal raggiungimento del triplo di quello visto in un 124 senza però fornire le qualità, le innovazioni e i vantaggi inerenti alla concorrenza tedesca.

Con tutto questo aumentano le vendite della Fiat 130 Non furono esattamente un successo., concentrandosi in maniera più che eclatante sul mercato locale mentre questo veniva sempre più inondato da creazioni straniere legate alle berline più esclusive. Infatti, mentre della Volvo 164 riuscì a vendere più di 46.000 unità, della 130 berlina ne furono stanziate solo circa 15.000, contando tutte le serie prodotte fino al 1977.

FIAT 130 COUPÉ, UN TENTATIVO DI RINNOVARE LA GAMMA

Visto in prospettiva, il fallimento della Fiat con la sua 130 fu tale che da allora la casa italiana non ha più prodotto berline di fascia alta. Qualcosa che si spiega anche con l'incorporazione della Lancia; che, tra l'altro, non corrispondeva a quanto presentato da BMW, Mercedes o Audi nonostante fosse originale la Gamma del 1976, vincente e versatile con la Thema del 1985 e addirittura davvero eccezionale con la Tesi dal recente 2001.

Tuttavia, per il 1971 la Fiat decise di dare un nuovo impulso alla vita della 130 dotandola di un aggiornamento meccanico in cui la cilindrata salì a 3.2 litri per offrire prestazione più elastica e progressiva. Inoltre, la potenza era di 165 CV - ancora ben al di sotto di quanto mostrato nel suo segmento - mentre la carrozzeria e l'assemblaggio di una versione coupé furono delegati a Pininfarina.

Progettato da Paolo Martin, autore del Cuneo nonché responsabile delle ricerche sull'aerodinamica culminate con le Citroën GS e CX-, basò la propria estetica sulla somma di superfici piane e angoli retti poi evoluta dalla Ferrari 365 GT4 del 1972. E sì, era -ed è- un ambiente pulito e sobrio esempio di eleganza italiana che, allo stesso tempo, preservava la buona abitabilità del salone insieme ad un'ampia - forse troppo grande - superficie vetrata.

RARO E DA COLLEZIONE

Curiosamente, quando alla fine del 1971 iniziarono ad uscire i primi esemplari della 130 Coupé, la Fiat li aveva ancora in vendita. l'ultimo della Dino 2400 sia nella Spider -Pininfarina- che nella Coupé -Bertone-. Un modello da 180 CV pur avendo una cilindrata nettamente inferiore e, in più, in questa seconda serie disponeva della sospensione posteriore indipendente introdotta dalla 130 berlina nel 1969.

In ogni caso, ciò non ha generato concorrenza interna dal momento che Fiat dinosauro La sua produzione venne cancellata nel 1973 e, inoltre, continuata nelle concessionarie, mostrò un carattere nettamente più sportivo rispetto a quello della Fiat 130 Coupé. Del resto, abbagliare anche solo per un attimo il nostro protagonista con la sua qualifica sportiva sarebbe un grave errore; lungi da ciò ci troviamo di fronte un'auto comoda, spaziosa, adatta per affrontare lunghi viaggi con stile e sicurezza.

In breve, una coupé di fascia alta che, sebbene all'epoca cadesse sotto l'efficace concorrenza tedesca, fu venduta solo 4.294 unità fino alla sua fine nel 1977: ora è un modello altamente collezionabile per chiunque sia interessato alla storia della Fiat. Non invano siamo di fronte all'ultimo grande esempio della casa italiana in relazione ad una tipologia di veicolo che, come abbiamo visto, non ha nulla di generalista o di simile alle sue iconiche 500, 600 o 124.

Immagini Itinerario da Sogno.

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scritto da Miguel Sanchez

Attraverso le notizie de La Escudería, percorreremo le tortuose strade di Maranello ascoltando il rombo del V12 italiano; Percorreremo la Route66 alla ricerca della potenza dei grandi motori americani; ci perderemo negli stretti vicoli inglesi seguendo l'eleganza delle loro auto sportive; accelereremo la frenata nelle curve del Rally di Montecarlo e ci sporcheremo anche in un garage recuperando gioielli perduti.

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